Frodo buttò a terra
Rufus e con fare minaccioso gli
puntò la spada al collo, il giovane in
quel momento si sentì già la testa a cinque metri di distanza dal corpo ma non
fu così, Frodo lo colpì solo con
l’impugnatura della spada e Rufus perse i sensi. Nel suo “sonno” pensò: “Perché Frodo non mi
ha ucciso immediatamente? Forse nella sua mente contorta ha inventato qualcosa
di orribile per farmi morire o forse aveva pensato ai vecchi tempi, a quando
eravamo grandi amici e correvamo per la nostra bellissima città: Celestia, come noi la chiamavamo perché era la nostra
città celeste dove potevamo finalmente vivere felici, ma poi lui era cambiato, il suo lato oscuro era
come emerso”. In quel momento Rufus si svegliò e si ritrovò in una foresta.
Rufus non si sapeva orientare e gli sembrava che non ci fosse anima viva ma gli
apparve una vecchina che gli disse:
- Ma come non mi
riconosci?
Rufus la osservò e gli si illuminarono gli occhi – Balia sei tu!
La vecchia era la balia che l’aveva allattato quando era piccolo ed era anche la madre di Frodo. Lui la abbracciò e dopo la balia riprese il discorso:
-Tu devi salvare il cuore del re di questa terra.
- E chi sarebbe
questo re?
- Il re è Frodo, quando sei partito Frodo è
tornato e si è impadronito di tutte le terre circostanti Celestia e ha
pietrificato tutti gli abitanti eccetto me e i suoi servi più fedeli, devi
arrivare al palazzo meraviglioso, lì solo l’eroe più valoroso di tutti potrà
liberare il cuore di Frodo indemoniato .
- Come indemoniato?
Io non capisco.
Ma ormai la vecchia
era già scomparsa. L’eroe non capiva, ma
in fondo non ricordava granché dell’ultima volta in cui Frodo si era comportato
come se stesso: a palazzo c’era stata
una esplosione quando Frodo aveva fatto cadere “ la vecchia corona del re
malvagio” che secondo la leggenda se fosse caduta a terra avrebbe sprigionato
lo spirito del re malvagio. Forse il re era entrato nel corpo di Frodo ed era
per questo che il giovane era diventato cattivo.
Rufus a
quel punto sentì degli ululati e pensò di avviarsi verso il sentiero, camminò a lungo ma poi
la pioggia si abbatté sulla foresta implacabile, allora Rufus notò una grotta e data la pioggia pensò di
passarci la notte. La grotta era umida e inospitale ma l’eroe non badò a simili
sciocchezze, si addentrò nella grotta e trovò un giaciglio di foglie che però
nascondeva anche ossa umane; il giovane
alla vista di esse capì che quella era la grotta di qualche belva e così
si recò in fretta e furia all’uscita, ma si ritrovò davanti un grande orso
bruno. Rufus sguainò la spada e in
poco tempo egli ottenne una deliziosa pelliccia e una scorta di cibo che
sarebbe durata per tutto il suo lungo viaggio.
Rufus si addormentò nella fredda notte
tempestosa e si ritrovò in mezzo a un caldo deserto assolato e afoso: quando si
svegliò si sentì confuso e pensò che fosse solo un brutto sogno, ma quando
sentì la sabbia negli stivali capì che era tutto vero, così si guardò intorno e
si avviò verso il sole. Dopo alcune ore si fece buio, iniziò a fare molto freddo e l’eroe si lasciò
cadere a terra. In quel momento dal nulla sbucò balia seduta su una sedia a
dondolo intenta a finire uno spesso maglione di lana, Rufus le si avvicinò con
le sue ultime forze e lei tirò fuori dalla sua borsa una calda tazza di the che
offrì al giovane assieme ad un caldo maglione, poi la vecchia scomparve e
l’eroe si riaddormentò.
Al suo risveglio si
accorse che non lontano da lui il vento aveva fatto riemergere delle grandi
pietre messe in circolo, il giovane notò al centro una sorta di trono e vi ci
sedette, a quel punto il trono sprofondò e l’eroe si ritrovò in una sala
sotterranea, ma non ebbe il tempo di alzarsi che la sala fu inondata da acqua;
per sua fortuna notò una scala e la risalì scampando alla furia dell’acqua.
Si ritrovò in una
palude viscida immerso in parte nell’acqua. Rufus non sapeva che cosa ci fosse
nell’acqua quindi pensò di attraversarla saltando da un masso all’altro: con
molta agilità il giovane saltava da un masso all’altro e per questo non si era
accorto che quei “sassi” lo stavano seguendo, quando si fermò per riposarsi si
accorse che era circondato da coccodrilli famelici che stavano già spalancando
le fauci pronti a mangiarsi quel bel bocconcino, l’eroe pensava che la sua ora
fosse arrivata, ma non era così: dall’alto gli arrivò una fune. Era balia che
lo tirò su con un'ingegnosa carrucola. Il giovane non ebbe il tempo di
ringraziare la vecchia che era sparita. Rufus perse però l’equilibrio e cadde
in acqua, egli non sapeva nuotare e perse i sensi.
Quando si risvegliò si ritrovò sulla spiaggia
di un’ isola. Il giovane pensò di fare il giro dell’isola per trovare un villaggio, fece il giro dell’isola
svariate volte ma non trovò altro che sabbia. Pensò di passare al setaccio
l’isola ancora una volta, era in mezzo alla vegetazione quando gli piombarono
addosso delle scimmie che lo immobilizzarono e lo portarono all’entrata di una
grotta. In quel momento Rufus scrutò con attenzione gli animali e notò che non
erano scimmie comuni perché possedevano denti aguzzi e artigli acuminati.
L’eroe riuscì a liberarsi e sguainò la spada con coraggio, tagliò la testa a
qualche scimmia e le altre fuggirono ferite gravemente o spaventate.
Il giovane accese una torcia ed entrò nella
grotta. A quel punto si accorse che non era solo: dei pipistrelli lo attaccarono,
ma lui si fece largo tra loro con il fuoco.
A quel punto arrivò
allo sbocco della grotta e vide Celestia, la sua città ritrovata, doveva solo
raggiungere il palazzo e Frodo sarebbe stato libero dallo spirito del re malvagio.
Prese il passaggio
segreto che utilizzava spesso da bambino perché nessuno lo vedesse. In pochi minuti arrivò a palazzo, varcò i
portoni e ci fu una grande esplosione: erano tornati a quando tutto era
cominciato. Rufus corse in fretta da Frodo e rimise a posto la corona, nessuno
ricordava ciò che era successo tranne Rufus e da quel giorno impedì a chiunque
di avvicinarsi alla corona e tutto andò per il meglio.
FINE
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