venerdì 6 marzo 2015

Il palazzo di Celestia (Alessia Raso)


Frodo buttò a terra Rufus e con fare minaccioso gli puntò la spada al collo, il giovane  in quel momento si sentì già la testa a cinque metri di distanza dal corpo ma non fu così,  Frodo lo colpì solo con l’impugnatura della spada e Rufus perse i sensi.  Nel suo “sonno” pensò: “Perché Frodo non mi ha ucciso immediatamente? Forse nella sua mente contorta ha inventato qualcosa di orribile per farmi morire o forse aveva pensato ai vecchi tempi, a quando eravamo grandi amici e correvamo per la nostra bellissima città:  Celestia,  come noi la chiamavamo perché era la nostra città celeste dove potevamo finalmente vivere felici,  ma poi lui era cambiato, il suo lato oscuro era come emerso”. In quel momento Rufus si svegliò e si ritrovò in una foresta. Rufus non si sapeva orientare e gli sembrava che non ci fosse anima viva ma gli apparve una vecchina che gli disse:
- Ma come non mi riconosci?                                                                                                    
Rufus la osservò e gli si illuminarono gli occhi – Balia sei tu!
La vecchia era la balia che l’aveva allattato quando era piccolo ed era anche la madre di Frodo. Lui la abbracciò e dopo la balia riprese il discorso:
-Tu devi salvare il cuore del re di questa terra.


- E chi sarebbe questo re?
- Il re è Frodo, quando sei partito Frodo è tornato e si è impadronito di tutte le terre circostanti Celestia e ha pietrificato tutti gli abitanti eccetto me e i suoi servi più fedeli, devi arrivare al palazzo meraviglioso, lì solo l’eroe più valoroso di tutti potrà liberare il cuore di Frodo indemoniato .
- Come indemoniato? Io non capisco.
Ma ormai la vecchia era già scomparsa. L’eroe non capiva,  ma in fondo non ricordava granché dell’ultima volta in cui Frodo si era comportato come se stesso:  a palazzo c’era stata una esplosione quando Frodo aveva fatto cadere “ la vecchia corona del re malvagio” che secondo la leggenda se fosse caduta a terra avrebbe sprigionato lo spirito del re malvagio.  Forse  il re era entrato nel corpo di Frodo ed era per questo che il giovane era diventato cattivo.

Rufus  a quel punto sentì degli ululati e pensò di avviarsi verso il sentiero, camminò a lungo ma poi la pioggia si abbatté sulla foresta implacabile, allora Rufus notò una grotta e data la pioggia pensò di passarci la notte. La grotta era umida e inospitale ma l’eroe non badò a simili sciocchezze, si addentrò nella grotta e trovò un giaciglio di foglie che però nascondeva anche ossa umane; il giovane  alla vista di esse capì che quella era la grotta di qualche belva e così si recò in fretta e furia all’uscita, ma si ritrovò davanti un grande orso bruno.  Rufus sguainò la spada e in poco tempo egli ottenne una deliziosa pelliccia e una scorta di cibo che sarebbe durata per tutto il suo lungo viaggio.

Rufus si addormentò nella fredda notte tempestosa e si ritrovò in mezzo a un caldo deserto assolato e afoso: quando si svegliò si sentì confuso e pensò che fosse solo un brutto sogno, ma quando sentì la sabbia negli stivali capì che era tutto vero, così si guardò intorno e si avviò verso il sole. Dopo alcune ore si fece buio,  iniziò a fare molto freddo e l’eroe si lasciò cadere a terra. In quel momento dal nulla sbucò balia seduta su una sedia a dondolo intenta a finire uno spesso maglione di lana, Rufus le si avvicinò con le sue ultime forze e lei tirò fuori dalla sua borsa una calda tazza di the che offrì al giovane assieme ad un caldo maglione, poi la vecchia scomparve e l’eroe si riaddormentò.



Al suo risveglio si accorse che non lontano da lui il vento aveva fatto riemergere delle grandi pietre messe in circolo, il giovane notò al centro una sorta di trono e vi ci sedette, a quel punto il trono sprofondò e l’eroe si ritrovò in una sala sotterranea, ma non ebbe il tempo di alzarsi che la sala fu inondata da acqua; per sua fortuna notò una scala e la risalì scampando alla furia dell’acqua.
Si ritrovò in una palude viscida immerso in parte nell’acqua. Rufus non sapeva che cosa ci fosse nell’acqua quindi pensò di attraversarla saltando da un masso all’altro: con molta agilità il giovane saltava da un masso all’altro e per questo non si era accorto che quei “sassi” lo stavano seguendo, quando si fermò per riposarsi si accorse che era circondato da coccodrilli famelici che stavano già spalancando le fauci pronti a mangiarsi quel bel bocconcino, l’eroe pensava che la sua ora fosse arrivata, ma non era così: dall’alto gli arrivò una fune. Era balia che lo tirò su con un'ingegnosa carrucola. Il giovane non ebbe il tempo di ringraziare la vecchia che era sparita. Rufus perse però l’equilibrio e cadde in acqua, egli non sapeva nuotare e perse i sensi.

Quando si risvegliò si ritrovò sulla spiaggia di un’ isola. Il giovane pensò di fare il giro dell’isola  per trovare un villaggio, fece il giro dell’isola svariate volte ma non trovò altro che sabbia. Pensò di passare al setaccio l’isola ancora una volta, era in mezzo alla vegetazione quando gli piombarono addosso delle scimmie che lo immobilizzarono e lo portarono all’entrata di una grotta. In quel momento Rufus scrutò con attenzione gli animali e notò che non erano scimmie comuni perché possedevano denti aguzzi e artigli acuminati. L’eroe riuscì a liberarsi e sguainò la spada con coraggio, tagliò la testa a qualche scimmia e le altre fuggirono ferite gravemente o spaventate.
Il giovane accese una torcia ed entrò nella grotta. A quel punto si accorse che non era solo: dei pipistrelli lo attaccarono, ma lui si fece largo tra loro con il fuoco.

A quel punto arrivò allo sbocco della grotta e vide Celestia, la sua città ritrovata, doveva solo raggiungere il palazzo e Frodo sarebbe stato libero dallo spirito  del re malvagio.
Prese il passaggio segreto che utilizzava spesso da bambino perché nessuno lo vedesse.  In pochi minuti arrivò a palazzo, varcò i portoni e ci fu una grande esplosione: erano tornati a quando tutto era cominciato. Rufus corse in fretta da Frodo e rimise a posto la corona, nessuno ricordava ciò che era successo tranne Rufus e da quel giorno impedì a chiunque di avvicinarsi alla corona e tutto andò per il meglio.
FINE

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