Furia
“Papà,
papà mi racconti di nuovo quella storia?” disse Riccardo a suo padre. ”Quale?”
chiese il padre che sapeva già la risposta. ”Sì lo sai quella di Furia”
felicissimo di ascoltarla. ”Va bene, quel giorno pioveva e nevicava
contemporaneamente, la strada era fango, il letargo era ormai iniziato, così io e zio Marco decidemmo di andare
a tagliare degli alberi come aveva chiesto il capo, non c'era neanche un
animale: era perfetto.” E interrompe un attimo per prendere il respiro.
“Papà
forza vai avanti!” Disse in modo molto insistente. ”Sì non ti agitare;
siamo partiti più o meno al sorgere del sole perché la strada era lunga e
brutta, lungo quella strada ascoltavamo musica anni 70, poi la strada finì di
colpo: c'erano solo alberi, alberi e fango.
Io e
zio Marco avevamo capito che quello era il bosco che aveva detto il capo e le
sue indicazioni erano molto chiare.” Una voce dalla cucina interrompe la storia
e la concentrazione di Riccardo: ”A tavola! Il pranzo è pronto!” L'infelicità
era su Riccardo ma non aspettò ad andare, aveva
troppa fame.
FINITO IL PRANZO
“Dov'eravamo?”
chiese il padre un po' smemorino: ”Al bosco!” rispose con grande certezza. ”Okay,
le indicazioni del capo erano chiare, voleva della legna da ardere, poi un
albero il più bello, il più maestoso, il più alto...e noi non volevamo
deluderlo. Nel bosco non c'era nessun animale, solo silenzio, ma “boom” uno
sparo e silenzio, e “boom” un altro e silenzio; però dopo un po' un ruglio, un
altro e un albero era sopra le nostre teste. Era certo un orso o un'orsa non si
sapeva ma l'unico dubbio era perché non era in letargo?” e sospirò per un
momento. ”Papà riprendi la storia!” Agitatissimo: ”Erano come rugli d'aiuto...io e zio Marco siamo corsi a
vedere cosa succedeva, arrivata era
come se fosse passato un tornado: alberi
dappertutto, al centro del disastro c'era un'orsa con i suoi piccoli, prendeva
tutto con sé poi lo distruggeva;
adesso era chiaro perché non era in letargo, lei stava difendendo i suoi
piccoli.
I cacciatori però la volevano morta a
qualunque costo e per lei la morte era vicina, un cacciatore da dietro le sparò
mentre stava facendo l'ultimo ruglio di
avvertimento, poi cadde davanti ai piccoli cuccioli terrorizzati. Quegli esseri crudeli che l'hanno uccisa per
paura che arrivasse la guardia forestale se ne andarono. L'unica sfortuna é che non arrivò, allora io e zio ci siamo presi i cinque
cuccioli e siamo partiti verso casa.” Quando la mamma sentì la parola cuccioli
continuò lei la storia: ”Quando arrivarono a casa con quei cinque cuccioli io e
tua zia Laura eravamo spaventate ma stupite dalla loro bellezza...”
Riccardo però non capiva: ”Noi però abbiamo
solo due cuccioli di orso: uno zio e zia e uno noi, perché?” Un po' a
malincuore suo padre continuò: ”Avevano già tutti il suo nome Zaco, Buclè,
Dupli, Fiocco e Furia... soltanto che un giorno
la guardia forestale arrivò a casa nostra dicendoci che ci ringraziavano per
avere mantenuto questi cuccioli di orso, però almeno tre dovevano andare con
loro gli altri due potevamo tenerceli in affido come premio...così si portarono
via Zaco, Buclè e Fiocco...” Riccardo aveva gli occhi lucidi, poi scappo subito
via...non si sa dov'era andato ma si può immaginare che fosse andato da Furia.
MARTA CAPPA
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