lunedì 25 maggio 2015

Furia (Marta Cappa)

Furia

“Papà, papà mi racconti di nuovo quella storia?” disse Riccardo a suo padre. ”Quale?” chiese il padre che sapeva già la risposta. ”Sì lo sai quella di Furia” felicissimo di ascoltarla. ”Va bene, quel giorno pioveva e nevicava contemporaneamente, la strada era fango, il letargo era ormai iniziato, così io e zio Marco decidemmo di andare a tagliare degli alberi come aveva chiesto il capo, non c'era neanche un animale: era perfetto.” E interrompe un attimo per prendere il respiro.


“Papà forza vai avanti!” Disse in modo molto insistente. ”Sì non ti agitare; siamo partiti più o meno al sorgere del sole perché la strada era lunga e brutta, lungo quella strada ascoltavamo musica anni 70, poi la strada finì di colpo: c'erano solo alberi, alberi e fango.


Io e zio Marco avevamo capito che quello era il bosco che aveva detto il capo e le sue indicazioni erano molto chiare.” Una voce dalla cucina interrompe la storia e la concentrazione di Riccardo: ”A tavola! Il pranzo è pronto!” L'infelicità era su Riccardo ma non aspettò ad andare, aveva troppa fame.
FINITO IL PRANZO
“Dov'eravamo?” chiese il padre un po' smemorino: ”Al bosco!” rispose con grande certezza. ”Okay, le indicazioni del capo erano chiare, voleva della legna da ardere, poi un albero il più bello, il più maestoso, il più alto...e noi non volevamo deluderlo. Nel bosco non c'era nessun animale, solo silenzio, ma “boom” uno sparo e silenzio, e “boom” un altro e silenzio; però dopo un po' un ruglio, un altro e un albero era sopra le nostre teste. Era certo un orso o un'orsa non si sapeva ma l'unico dubbio era perché non era in letargo?” e sospirò per un momento. ”Papà riprendi la storia!” Agitatissimo: ”Erano come rugli d'aiuto...io e zio Marco siamo corsi a vedere cosa succedeva, arrivata era 


come se fosse passato un tornado: alberi dappertutto, al centro del disastro c'era un'orsa con i suoi piccoli, prendeva tutto con sé poi lo distruggeva; adesso era chiaro perché non era in letargo, lei stava difendendo i suoi piccoli.
I cacciatori però la volevano morta a qualunque costo e per lei la morte era vicina, un cacciatore da dietro le sparò mentre stava facendo l'ultimo ruglio di avvertimento, poi cadde davanti ai piccoli cuccioli terrorizzati. Quegli esseri crudeli che l'hanno uccisa per paura che arrivasse la guardia forestale se ne andarono. L'unica sfortuna é che non arrivò, allora io e zio ci siamo presi i cinque cuccioli e siamo partiti verso casa.” Quando la mamma sentì la parola cuccioli continuò lei la storia: ”Quando arrivarono a casa con quei cinque cuccioli io e tua zia Laura eravamo spaventate ma stupite dalla loro bellezza...”



Riccardo però non capiva: ”Noi però abbiamo solo due cuccioli di orso: uno zio e zia e uno noi, perché?” Un po' a malincuore suo padre continuò: ”Avevano già tutti il suo nome Zaco, Buclè, Dupli, Fiocco e Furia... soltanto che un giorno la guardia forestale arrivò a casa nostra dicendoci che ci ringraziavano per avere mantenuto questi cuccioli di orso, però almeno tre dovevano andare con loro gli altri due potevamo tenerceli in affido come premio...così si portarono via Zaco, Buclè e Fiocco...” Riccardo aveva gli occhi lucidi, poi scappo subito via...non si sa dov'era andato ma si può immaginare che fosse andato da Furia.


MARTA CAPPA

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