sabato 31 gennaio 2015

Maya e le scaglie dorate (Alessia Raso)


Maya e le scaglie dorate

Maya camminava tranquilla nel bosco quando all’improvviso un grosso puma le balzò addosso e lei più veloce della sua ombra scagliò un coltello dritto, dritto nel cuore del puma. Già Maya non era una vera “principessina” anche se i suoi genitori il re e la regina l’avrebbero voluto con tutto il loro cuore, la giovane aveva capelli neri come l’avorio e molto selvaggi, gli occhi erano verdi con delle sfumature dorate, in più non è che si vestisse come una principessa, indossava spesso pantaloni rubati al fratello e camicie che erano state strappate e poi buttate dal padre. Il carattere di certo non era meglio del vestiario: al posto di ricamare con la madre lei preferiva andare a caccia con i fratelli che però raramente le davano il permesso, a tavola poi non ne parliamo, la sera precedente ad esempio dopo aver “ruttato” in pubblico era stata messa in punizione, insomma possiamo dire che Maya si comportava proprio da “maschiaccio”; nessuno aveva mai capito che cosa l’aveva portata a comportarsi così, Maya pensava che non c’era un motivo: lei era nata così e nessuno avrebbe potuto cambiarla neanche sua madre con le sue dure punizioni. Maya pensò di andare a riposarsi al fiume, mentre era distesa sull’erba pensava a cosa avrebbe fatto sua madre se fosse stata lì. In quel momento notò nell’acqua qualcosa di brillante, ne fu attratta e decise di appropriarsene, sembrava un sassolino dorato. Per saperne di più pensò di andare da Erin una Selkie che studiava tutto ciò che era magico. Arrivata su una scogliera iniziò a gridare – Erin, Erin - e dall’acqua emerse la fanciulla, Maya andò subito al sodo: “Che cos’è questo oggetto ?” Erin le disse che era una scaglia, la giovane in quel momento notò una scritta. Un nome. “Itaresch”.


Chiese immediatamente alla sua amica il significato di questa parola, Erin le raccontò di una leggenda che veniva tramandata oralmente nel fondo degli abissi; questa parlava di un drago dorato che fu nascosto dal padrone dietro un‘enorme cascata per fare in modo che solo la persona giusta lo trovasse, il padrone aveva inoltre nascosto in vari luoghi alcune scaglie della corazza del drago. Maya non ci pensò due volte, desiderava trovare quel magnifico drago che ormai l’ aveva affascinata, ma sapeva anche che nessuno della sua famiglia le avrebbe dato il permesso … doveva assolutamente trovare un modo per scappare di nascosto. Ormai era giunta l ‘ora di tornare a casa. Salutò Erin e si diresse verso il castello, durante il viaggio la sua mente fu sopraffatta dai pensieri: “ Forse non avrebbe dovuto tornare a casa, forse l’ unico modo sarebbe stato quello di partire in quel momento, ma non aveva viveri con sè, sapeva che i suoi genitori non gliela avrebbero perdonata e inoltre era consapevole che sarebbe stata la scelta sbagliata.”

Decise di tornare a casa. Arrivata chiese consiglio al fratello maggiore che l’aveva sempre sostenuta nelle sue scelte. Decisero che la mattina seguente sarebbero partiti insieme alla ricerca di questo drago leggendario.

Si svegliarono all’ alba, lei frugò nelle dispense reali e prese tutto ciò che entrava nella sacca e prese alcuni denari dal comodino del padre ancora addormentato, nel frattempo il fratello sellava i cavalli nella scuderia privata del padre. Partirono in fretta e furia e andarono da Erin per qualche altra informazione utile al loro viaggio, e per un ultimo saluto in caso non fossero più tornati.

Erin disse loro che sarebbero dovuti andare in Italia come consigliava chiaramente il nome inciso sulla scaglia, partirono e in poco tempo grazie alla velocità dei cavalli e del traghetto trovato sulla costa arrivarono in Francia , lì furono ospitati da un loro lontano cugino che gli prestò la sua carrozza. Sorpassate le montagne ne notarono una più grande delle altre, la giovane si ricordò che Erin gli aveva accennato di questa montagna che avrebbero notato sorpassato il confine, trovarono una grotta in cima alla montagna dove era posizionato un piedistallo con su appoggiato un’altra scaglia con su scritto la formula per trovare la terza. Sarebbero dovuti andare a Roma, vicino al Colosseo , lì avrebbero poi visto una seconda grotta; si spostarono ancora per mezzo della carrozza del cugino e circa una ventina di giorni dopo scoprirono la scaglia, questa volta vi era inciso l ‘ultimo indizio, il drago era dietro la cascata di lava del Vesuvio. Maya non si scoraggiò, ripartirono, in due giorni arrivarono alla meta e rimasero stupiti, non avevano mai visto un vulcano e non sapevano come poter attraversare quell’ enorme discesa di lava, ma il drago sentendo la presenza delle sue preziose scaglie gli andò incontro, li fece salire sul suo enorme collo e Maya per la prima volta si sentì felice perché era finalmente con chi le voleva bene e la capiva.

Partirono in volo e in quattro e quattr’otto si ritrovarono a casa, i genitori molto preoccupati furono felici di vederli e furono fieri dei loro figli anche se erano molto arrabbiati, da quel momento in poi la vita di Maya migliorò e vissero per sempre felici e contenti insieme al loro fantastico drago Itaresch e le sue scaglie dorate.

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