CAPITOLO 1
IL RICORDO.
L’idea di andare in campeggio con i miei
compagni mi rende indescrivibilmente felice ma, allo stesso tempo, mi
terrorizza.
L’unico ricordo che mi rimane della
morte di mio padre era una foresta di montagna che conteneva alberi molto vecchi
e alti, malconci e alcuni sembravano addirittura incendiati, una foresta di montagna scura e inquietante. Eravamo andati per una gita in famiglia. Io sin
da piccola ho avuto paura del buio e mio padre ha cercato modi e modi per
farmela passare, ma non c’era verso. Allora mi trascinò in questa orribile
foresta nella speranza di farmi passare la fobia. Scese la notte e iniziai ad
avvertire strane presenze e rumori agghiaccianti. Due notti dopo si aggiunsero
anche voci sibilanti e un’aria verdastra attorno alla tenda.
Passai la settimana in bianco.
Continuavo ad avere il pensiero della
settimana precedente, cosa era quel fumo? Cosa significavano quelle voci?
Qualunque fosse il loro significato non era affatto rassicurante.
Mentre ero immersa nei miei pensieri
sentii un urlo terrificante: era mio padre.
Uscii e trovai il mio povero papà steso
a terra in fin di vita ma tempo di avvicinarmi e morì dissanguato perché
qualcuno gli aveva tagliato la giugulare, ma non sembrava un'incisione fatta
con un coltello ma con delle unghie. Alla vista di questa scena rimasi
paralizzata, diventai pallidissima e anche adesso non riesco a levarmi la
scena dalla mente.
Sentii la mia amica urlare:
”Dai Alex,
non possiamo far tardi oggi! C’è la gita in campeggio, ricordi?”
”Sì, arrivo subito” risposi io
preoccupata.
Saliti sul pullman mi sono seduta dalla
parte del finestrino e guardo, preoccupata, fuori. Marta mi chiede il motivo
della mia preoccupazione e io le spiego la situazione. Lei subito rimase a
bocca aperta, poi mi chiese se non mi mancasse il mio papà, io rimasi in
silenzio un istante e poi le chiesi di cambiare argomento. Lei insistette un
po’ ma vedendo che non le rispondevo non mi chiese più nulla e restò in
silenzio per il resto del viaggio.
Arrivammo attorno alle 3:00 del
pomeriggio, tempo di montare le tende e sistemarsi che si fece sera: ci sedemmo
tutti quanti attorno ad un fuoco. Dopo cena cuocemmo i marshmellows.
Arrivammo, come in tutti i campeggi, a
raccontarci le storie di paura. Io non sapendo che raccontare mi inventai la
storia di una ragazza di nome Azzurrina.
Iniziai:
”la leggenda narra di una ragazza che nacque con i capelli biondi come il
sole. A quel tempo le ragazze coi capelli biondi erano considerate streghe,
quindi la mamma per evitare che la figlia venisse uccisa le tinse i capelli di
nero ma, a forza di tingere e ritingere i capelli, questi diventarono
azzurri (motivo per cui il suo nome è Azzurrina).
Un giorno, mentre la ragazzina giocava a
palla in camera sua, le cadde nello scantinato.
Lei subito corse giù per le scale per
riprenderla e quando si girò per risalirle trovò una brutta sorpresa: le scale
erano SPARITE!!!!!!!!! Spaventata iniziò ad urlare: accorsero tutti gli abitanti
del castello ma nessuno trovò sue tracce. Si dice che se torni nel castello si
possono sentire le sue grida e il suo pallone che rimbalza.”
Tutti iniziarono a prendere in giro lo
spirito di Azzurrina e tutti gli altri personaggi presenti nelle storie.
Nessuno sapeva delle conseguenze delle
prese in giro …
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