mercoledì 23 marzo 2016

Il codice rivelatore (di Aurora Leccese)

Un ragazzo di Liverpool, Alex è il suo nome, era un ragazzino abbandonato e costretto ad andare in un orfanotrofio dove fu maltrattato, schiavizzato e costretto a subire punizioni molto pesanti.
All’età di 16 anni venne affidato a una famiglia di contadini, all’inizio i contadini lo accudirono come se fosse loro figlio, ma all’età di 20 anni iniziarono a maltrattarlo  e ad abusare di lui.
Alex dopo aver festeggiato il suo 25° compleanno scappò di casa e uccise tutti i contadini che incontrava per tutto il mondo fino ad arrivare in Italia. In Italia incontrò un gruppo di ragazzi che giocavano d’azzardo, che avevano puntato dei soldi più 2 biglietti per la crociera che partiva il giorno dopo; Alex si unì al gruppetto e  giocò, vinse il montepremi e con i soldi  ricavati e con il biglietto della crociera decise di andarci.
La mattina seguente si svegliò presto per andare a fare qualche compera per il viaggio. Si vestì, prese una valigia e andò a imbarcarsi. Arrivato alla nave “Crociera” vide subito una donna affascinante e si  rese conto che lo seguiva e percepì che fosse innamorata di lui, quindi escogitò un piano: “Fa finta di essere innamorato veramente”.


Alex le chiese se voleva andare a bere qualcosa per  conoscersi, lei accettò; dopo un caffè e una brioche decidono di partire insieme per la crociera.
Si imbarcarono alle 14:15, e Alex le fece una domanda verso le 20:50: “Mi vuoi sposare?”, lei arrossendo gli rispose di “sì, ma quando e dove? ”, lui rispose “Non so…”; arrivò il capitano della nave e gli chiese: “Perchè non lo organizzate qui? Abbiamo una sala apposta per i ricevimenti.” Accettarono la proposta del capitano e si sposarono.
Il giorno seguente Alex ebbe un’idea: “Ucciderò 4 persone e scriverò dei numeri ASCII che corrisponderanno al mio nome, un numero per ogni vittima”. Per prima cosa Alex nella sua camera scelse un nascondiglio per metterci le foto delle vittime e una tabella dei codici. Il mattino seguente verso le 8:35 si nascose in bagno ad aspettare una delle sue vittime, la uccise con un coltellino e gli incise sul petto il numero 65. Alle 16:30 si nascose in cucina ed uccise con lo stesso metodo lo chef ma gli scrisse sulla fronte il numero 108; la moglie di Alex si accorse di questi omicidi e allora gli rivelò che era una detective e che avrebbe scoperto il colpevole; Alex rimase impietrito dalla rivelazione della moglie ed escogitò : dopo le 4 vittime scelte, avrebbe ucciso anche lei.
Gloria (la moglie) esaminò le scene del crimine e  vide dei numeri sui corpi delle vittime annotandoli sul suo blocchetto. Passarono 2 giorni ed Alex nel pomeriggio uccise il capitano in seconda, incidendo sulla schiena il numero 101; alla sera uccise un cameriere e sul braccio scrisse il numero 120; a questo punto rimaneva solo lei…
La detective si mise a cercare in tutte le stanze per trovare delle prove perché, il colpevole, doveva essere ancora sulla nave. La ricerca delle prove fu vana, le rimaneva  solo da controllare la stanza del marito. Dopo una attenta ricerca trovò una sporgenza sul lato dello specchio: lo aprì e trovò le foto delle vittime e la misteriosa tabella!


Gloria, dalla tasca prese il suo blocchetto dove si era annotata i numeri rilevati sui corpi: 65-108-101-120, notò che i numeri corrispondevano, guardando la tabella, a un nome… ALEX!!!
Per poter incastrare il marito, per un po’ di giorni fece finta di niente. Radunò i colleghi in una suite e fece una riunione per poter incastrare Alex; l’operazione poteva essere rischiosa. Arrivò il giorno in cui la detective doveva smascherare il marito! Gloria chiamò Alex e gli disse: “SO TUTTO, E SE NON MI CREDI VIENI QUA!”; nel frattempo chiamò i suoi colleghi nel caso ci fosse bisogno di aiuto. Alle 19:59 Alex si presentò con una pistola e la minacciò; mentre Alex stava per spararle, da un armadio  uscì un collega della detective che prontamente sparò ad Alex… morì con un proiettile dritto nel cuore.
Finita questa turbolenta crociera Gloria si frequentò con il collega che le aveva salvato la vita, e dopo un paio d’anni si sposarono.                                                                                                
THE END
DI: Leccese Aurora Maria

   

domenica 20 marzo 2016

Lettera al fratello maggiore in guerra (di Daniele Casetta)

Caro fratello,

spero che questa lettera  ti arrivi e che tu sia ancora vivo.
Sai da quando sei partito hai lasciato un vuoto incolmabile, io non riesco più a stare con i miei amici…. Mi manca il mio fratellone a proteggermi. E sai il babbo pensa solo più all’alcol e la mamma non sa fare altro che stare chiusa in casa a lavare e rilavare.
La guerra è dura lo so… ma tu sei un combattente più forte di quattro carri armati e appena tornerai  a casa ci sarà una grandissima sorpresa per te.
Vabbeh dai… non dirlo a nessuno , papà ha comprato una nuova moto che va fino ai duecento chilometri all’ora ma se non arrivi tu a guidarla rimane solo lì a prendere polvere. Mi immagino già io e te su quella moto a sfrecciare veloce sulle colline per poi riposarci mangiando l’uva dei vigneti.
E pensare che da piccoli giocavamo con i soldatini a fare la guerra e sognavamo di essere noi a sparare; ma adesso che sei tu davvero a sparare, speriamo solo  che finisca tutto questo inferno e che finisca con pochi morti e tanti sopravvissuti compreso tu il più importante per noi.
Sappi che siamo tutti a casa ad aspettarti.

A presto,
Daniele 


P.S. ci manchi. 


Il mistero della nave (racconto giallo di Daniele Casetta)

Sono pronto: il mio viaggio con la bellissima Concordia sta per iniziare. Era lì davanti a me: sembrava un’astronave aliena piena di scivoli, piscine e ogni svago possibile.


Entrato, mi sentivo in paradiso: tutti i miei debiti, le mie paure erano rimaste fuori, lì non dovevo preoccuparmi di niente, ero accudito e viziato come un bambino.
Ormai è già passata una settimana, tutto andava liscio anzi liscissimo, avevo ritrovato il mio amico Daniele, il mio compagno di orfanotrofio che si era appena sposato e stava facendo la luna di miele con sua moglie.
La mattina seguente c’era un trambusto generale, erano tutti affacciati alla porta numero 68 e così mi affacciai anche io: era morta una signora, e l’unico indizio era un ciuffo di peli.
“Devo analizzarlo… sarò io a fare questa indagine… in fondo sono un poliziotto” pensai. Sembrava un pelo di cane e per catalogarlo potevo andare dall’addestratore di cani della nave.
Stavo aspettando i risultati… ed eccolo arrivare: “Sono peli di husky”. Ma cosa potevano c’entrare dei peli di husky? Così mi misi a cercare tutti quelli che avevano un husky. Ma purtroppo non ce n’era nessuno, quindi non capivo il perché di quei peli.
Quella parola: “husky” mi girava nella testa ripetutamente ma senza trovare risposta.

Come la mattina prima, la mattina seguente era accaduto un altro delitto nella camera 97 e sempre con una pallottola di pelo di husky.
E andò avanti così per 5 notti.
Ma alla fine mi si illuminò la mente… aveva ucciso le persone delle camere 68, 97, 110, 105, 101, 108 e 101 che tradotte in codice ASCII voleva dire: Daniele. Capii che era stato il mio amico.
Da piccolo era un bambino strano: i suoi genitori si picchiavano e lo mettevano in castigo senza motivo per ore, nella legnaia. Quando era lì il suo pensiero si robotizzava: 01000100. Quindi, cresciuto, di notte diventava un assassino e uccideva le persone. Di giorno non si ricordava di nulla.
...
Quella notte Daniele uccise il capitano e la nave senza una guida andò a sbattere contro gli scogli. Così si aprì una breccia che iniziò a imbarcare acqua. La nave si inabissò velocemente e morirono tutti. Così nessuno poté raccontare la storia agli altri.
Gli omicidi e la verità finirono in fondo al mare, senza risalire.

La rivoluzione americana (di Cinzia Amparore)












The Black Forest (racconto a puntate di Alessandra Battello). Quarta puntata

CAPITOLO 4
UN OSPEDALE NELLA FORESTA


Il pomeriggio decidemmo di andare in giro per la foresta e indovinate che trovammo ? Un raccapricciante ospedale abbandonato … era l’ultima cosa che volevo ! Comunque, sentii la voce di mio fratello: “Entriamo !” Io non feci in tempo a dirgli FERMO! Che era già dentro; allora io, Marta e Andreea ci tenevamo per mano spaventate. Eravamo senza parole, dopo quello che aveva passato con quella bestia cercava ancora il brivido ?!  Entrammo …  

Il posto era spaventoso e pieno di muffa, insomma disgustoso ! Si sentiva solo il tak tak dei nostri passi e una goccia d’acqua ogni tanto che cadeva dai tubi: per tutto il resto, il silenzio più assoluto fino a quando … BAM !!!!
Ci girammo di colpo … un gatto terrificante con occhi giallo fosforescente era saltato giù da uno scaffale; non aveva pelo ed era pieno di ferite ancora aperte e sanguinanti; girò l’angolo e scomparve.   Avanzavamo lentamente senza mai lasciarci la mano; passammo il pomeriggio con l’ansia e con la paura poi lanciammo una sfida :” Passare la notte lì dentro. “ Noi femmine abbiamo subito detto di no poi mio fratello ci ha istigate chiamandoci bambine piccole. Noi montammo su tutte le furie e decidemmo di accettare la sfida; quella notte riuscimmo stranamente a dormire fino a quando non sentimmo un odore sospetto provenire dalla stanza accanto …
Trovammo un uomo con il braccio mozzato e la testa tagliata.



Terrorizzate tornammo all’entrata ma la porta era sparita e al suo posto c’era un essere alto quasi 3 metri: cercai di guardarlo in faccia, MA NON CE L’AVEVA, il viso era quasi completamente bianco, aveva solo qualche ombra che lo segnava, era magrissimo e con al posto delle braccia tentacoli, tentacoli lunghi e forti dove, in uno di questi, teneva un coltello sporco di sangue ancora fresco.

In effetti a pensarci bene il cadavere non sembrava ucciso da molto tempo: significava che c’era qualcun altro oltre noi ! Ma possibile che non avessimo sentito le urla ? Iniziai a fissare l’essere e guardandolo mi terrorizzava ogni secondo di più, ad un certo punto aprì la bocca e sembrava quella di Alien : denti appuntiti e le guance sembravano incollate … ERA TERRIFICANTE …