Quest’anno abbiamo ascoltato delle canzoni eseguite da prof.
Ungaro e una di queste è “La libertà” di Giorgio Gaber.
Questa canzone ha un testo complesso, che parla di due
concezioni diverse della libertà, due concezioni che Gaber non condivide; mentre
insiste nel ritornello su una concezione che esprime il suo sentimento della
libertà.
Il primo concetto di libertà esprime la libertà naturale per
cui si può vivere nella natura selvaggia senza obblighi sociali.
Questo concetto di libertà è stato ben espresso dalla canzone
“La guerra di Piero” di Fabrizio De André. Piero vorrebbe pescare i lucci
argentati nel fiume e non veder passare i cadaveri dei soldati trasportati
dalla corrente. Questo giovane è stato costretto a andare in guerra e quando si
è trovato un nemico davanti ha esitato a sparargli perché gli sembrava un uomo
come lui; ma il nemico non gli ha ricambiato la cortesia…
La seconda canzone di De André che abbiamo ascoltato è “Geordie”.
Racconta la storia di un ragazzo che viveva di caccia e che rubò 6 cervi nel
parco del re. Secondo una legge antica doveva essere impiccato come bracconiere
e nonostante le suppliche della sua fidanzata e un po’ di compassione da parte
del re, l’unico privilegio che potevano concedergli era di essere impiccato con
una corda d’oro.
Una storia molto toccante è narrata nella “Canzone di
Marinella”, per cui la libertà della giovane sta nei suoi sogni d’amore e non
nella sua vita da prostituta. La giovane “schiava” ottiene la libertà solo con
la morte.
In seguito abbiamo visto il film “Into the wild”, in cui un
giovane rifiuta le costrizioni della società, della famiglia e qualsiasi altro
legame per avventurarsi solitario nelle foreste dell’Alaska. Durante il viaggio
fa dei lavoretti per mantenersi, incontra un gruppo di hippies e con loro sta
un po’ di tempo. Qui incontra una ragazza che si innamora di lui ma lui rifiuta
pure questo legame. Alla fine riesce ad arrivare in Alaska, ma muore perché
viene “tradito” dalla vita selvaggia in cui credeva: muore completamente solo per
aver ingerito erbe velenose.
Nella seconda parte della sua canzone Gaber parla di un altro
concetto di libertà che lui non condivide: dice che la libertà non è neanche la
democrazia se essa non significa partecipazione. Per lui la democrazia non è
una vera forma di libertà, è solo il potere di pochi eletti esercitato sul
popolo degli elettori: l’uomo dovrebbe voler far parte della società e non
votare solo così per fare.
L’uomo è un animale sociale che per sua natura vive in una
società di cui bisogna condividere gli ideali e le regole se si vuole veramente
farne parte, altrimenti si rischia di sentirsene prigionieri. Ci vuole
partecipazione, come dice Gaber, e senso di appartenenza.
D’altra parte non bisogna pensare che la diversità sia un
male, anzi: la diversità non impedisce la partecipazione e valorizza l’insieme
della società.
Il problema del senso di appartenenza nazionale c’è sempre
stato in Italia. Per secoli l’Italia non è stata unita e spesso è stata
conquistata da dominatori stranieri. Per cui quando nacque l’Italia, solo nel
1861 grazie alla spedizione dei Mille di Garibaldi, il primo problema fu che
molti italiani non si sentivano appartenenti a questa nazione. Il ministro D’Azeglio
pare dicesse: “Abbiamo fatto l’Italia, ma non gli italiani”.
La gente del Sud ha spesso interpretato il Risorgimento come
una conquista e si è ribellata all’arrivo dei “piemontesi” e all’unità d’Italia.
La rivolta contro il nuovo stato ha alimentato il fenomeno
del brigantaggio. Il prof. Ungaro ha eseguito e illustrato una antica canzone
in dialetto calabrese che parla della sfida di un brigante contro l’autorità
dei Borboni di Napoli. I briganti del Sud non erano solo dei delinquenti, ma
spesso dei ribelli.
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