domenica 29 maggio 2016

Quel giardino (di Andreea Sarmasan, terza ex aequo al Concorso letterario 2016)

Mia adorata bis-nonnina,
la lettera è per te, per ricordarci tutti i luoghi speciali vissuti insieme. Momenti indimenticabili. So che sarai la prima a lasciarmi e io non ci voglio ancora credere.
Questa lettera è per te così non ti dimenticherai mai di me.


La tua casa adorata, piccola ma graziosa con quel giardino ampio, pieno d’erba e fiori. Mi ricordo quando prendevamo la solita coperta e ci sedevamo al sole e imbranata come sono riuscivo sempre a pungermi con le ortiche. Su quel prato abbiamo giocato a pallone anche se nessuna delle due riusciva a giocare come si deve.
D’inverno mi guardavi fare il pupazzo di neve nella speranza che prendesse vita e che mi portasse da “Babbo Natale”.


Su quell’erba morbida ti raccontavo i miei pensieri e mi sfogavo quando litigavo con mamma. Se c’eri tu, mentre mi sgridavano per qualche marachella da bambina che avevo fatto, li facevi ragionare e io il castigo lo scampavo.
A malincuore mi raccontavi i periodi bui della Seconda Guerra Mondiale, dove eri costretta a nasconderti per paura che ti uccidessero. Mi raccontavi del poco cibo che avevi e che andavi a scuola scalza d’inverno, come tutti i bambini di allora. Tu che dopo la guerra hai passato anche il periodo del Comunismo.
Su quel prato c’è scritto di noi e di tutto il bene che ci vogliamo. Quel prato è un luogo pieno di fantasia, di miei disegni e di storie di elfi e fate che oramai non trovo più.


Il cibo che facevi tu era sempre il migliore, soprattutto le crêpes al cioccolato.
Quel giardino racconta tante cose. Mi dispiace vederti solo alcuni giorni all’anno, ma mi rincuora. Sei l’unica bisnonna che mi ha visto crescere. Sono pienamente fiera di te e spero di essere ricambiata. Ora che sono cresciuta devo aiutare di più in casa, ma il tempo per te lo troverò sempre.
Quel giardino ci rappresenta ed è parte di noi!
Ci vedremo quest’estate!
Andreea

ANDREEA SARMASAN 2^A

Le mie montagne (di Alessia Raso, segnalata al Concorso letterario 2016)

Sento il fischio delle marmotte, lo sbattere dei campanacci e l’odore di pino, sono di nuovo qui sulle mie care vecchie montagne, le conosco bene e loro conoscono ancora meglio me che le attraverso fin da quando avevo pochi mesi e soprattutto conoscono bene la mia famiglia. Sono novant’anni che portiamo su per questa valle le nostre mucche, qui l’aria è pulita e fresca e io mi sento a casa.
Abbiamo una casa attaccata alla montagna, certo non è bellissima ma per me è come una reggia. Adoro la cucina dove io e mia nonna prepariamo gli gnocchi che sono unici e inimitabili. C’è una stufa a legna dove mettiamo a cuocere i pasti; spesso facciamo anche la polenta con lo spezzatino. Una volta all’anno vengono dei nostri amici e prepariamo tante ottime pietanze, tra cui costine e gofri.
L’acqua scorre limpida e gelida ma è molto invitante e così spesso andiamo a bagnarci i piedi nel fiume; certo è gelata ma ci divertiamo un mondo lo stesso.


La valle è attraversata dal Chisone e ogni tanto andiamo alle sorgenti, ci mettiamo più o meno due ore ma ne vale sempre la pena, lì c’è ancora la neve ed è pieno di stambecchi che quasi sempre girano in branco.
Appena sopra l’alpeggio ci sono una croce e una madonnina di roccia. Spesso andiamo lì con nostro nonno e ci portiamo la merenda: pane e toma; i cani molto entusiasti ci accompagnano sempre. Da quel luogo vedo tutta la valle e anche più in là; vedo il fiume contorcersi fino alla pianura e oltre. Col binocolo vedo animali di tutte le specie: marmotte, stambecchi, caprioli, aquile e così via…
Un evento che tutte le volte mi commuove è la nascita di un vitellino e pensare che è molto fortunato a nascere in un luogo così bello. Questa valle si chiama Val Troncea e per me è una seconda casa che mi accoglierà sempre. Ogni volta che devo lasciare queste montagne soffro tanto ma so che saranno qui ad aspettarmi anche l’anno prossimo.


ALESSIA RASO 2^A



Il carcere minorile (di Clintin Igbinovia, segnalato al concorso letterario 2016)

Per la scuola mi devo svegliare alle sette,
in quel momento vanno troppo veloci le lancette.
Mia madre di certo mi sgriderà
Ma il perché nessuno lo saprà.
Io lo so arriverò in ritardo
Ma io sono un uomo mica un leopardo.
Mi conteranno assente,
ma non sono io sono le mie gambe lente.
Quando sono qua dentro devo seguire delle regole,
ma per me non è molto piacevole.
Di certo mi sgrideranno,
tutti i momenti lo fanno.
In castigo loro mi mandano,
e dopo pure se ne vantano.


Lo so forse faccio casino,
ma sono così da quando ero bambino.
A mensa sto con i miei amici,
noi siamo molto felici.
Il cibo della scuola non mi piace affatto,
sembra il cibo di un ratto.
Dopo la mensa giochiamo a calcio
E tanti giocatori falcio.
Mi prendo sempre note
E adesso sul diario non ho più pagine vuote.
Al pomeriggio io studio ancora 2 ore,
e per me è un grande dolore.
Quando vado a casa sono molto contento,
io dico bugie ma adesso non vi mento.
Lo ammetto la scuola la odio,
sarei primo in classifica se ci fosse un podio.




CLINTIN IGBINOVIA 2^A

Io e la natura (di Cinzia Amparore, segnalata al Concorso letterario 2016)

Il profumo dei fiori,
i miei pensieri si uniscono,
formano un’ondata di odori.
Gli alberi mi parlano e mi dicono:
“I tuoi problemi sono i nostri.”
Io mi confido sotto il sole,
scacciando tutti i mostri.
Ci ripenso e vedo un prato di viole.



CINZIA AMPARORE 2^A