Martin non ha avuto un passato felice: suo padre
picchiava lui e sua madre perché era spesso ubriaco. Un giorno il padre aveva
una luce strana negli occhi come se il diavolo si fosse impossessato di lui,
l’uomo prese un coltello e saltò addosso
al ragazzo; la madre del giovane, la sua amata Giulia si era messa davanti al
figlio per salvarlo, era morta senza aver il tempo di accorgersene, il ragazzo
non ci aveva visto più, aveva preso una statuetta di marmo e gliela aveva
tirata contro la tempia. L’uomo era morto sul colpo.
Martin aveva 14 anni e aveva compiuto il suo primo
omicidio e non sarebbe stato l’ultimo; aveva indossato poi dei guanti di
lattice e l’aveva fatto sembrare uno scontro in cui si erano uccisi a vicenda.
In quel momento aveva sentito una sensazione
bellissima. Nessuno aveva sospettato di niente e lui era stato affidato a degli
amici di famiglia a cui Martin voleva molto bene.
Era tranquillo e sereno in apparenza, ma quando si
ritrovava da solo cambiava e si metteva ad organizzare il pluriomicidio
perfetto, un piano a lungo termine: sarebbe andato in crociera per i 18 anni,
lì secondo il codice ASCII per cui il nome Noemi corrisponde a 78-79-69-77-73,
avrebbe ucciso le persone che si trovavano nelle stanze così numerate. Così Martin
passò i quattro anni seguenti a progettare: avrebbe decapitato le vittime e
avrebbe buttato le teste in mare. La crociera sarebbe stata dall’Europa all’America
così sarebbero stati tutti senza via d’uscita per un mese; mancava solo una
cosa: qualcuno che gli avesse fornito un alibi.
Così gli venne un’idea: avrebbe sposato la sua
fidanzata sulla nave.
Il tempo passò veloce e arrivò il giorno dell’imbarco.
Lui e Tiffany, così si chiamava la sua fidanzata, salirono sulla nave e si recarono
nella loro stanza; il matrimonio sarebbe stato il giorno dopo e quindi adesso
dovevano solo rilassarsi e riposare.
La giornata passò in tutta tranquillità e la sera
andarono a letto presto. La mattina seguente si prepararono in stanze
differenti e poi salirono sul pontile: tutti li stavano aspettando. Fu il
capitano a svolgere la cerimonia e dopo pranzarono tutti insieme in un grande
salone e poi ognuno andò per i fatti suoi.
Il giorno dopo Martin si alzò presto e andò dal capitano e gli chiese: “Siamo
lontani dalla costa?” L’uomo rispose: “Sì, perché?” Il ragazzo disse: “Perché
pensavo che lontani dalla costa si potessero avvistare balene o delfini.” Il
capitano ci pensò su e poi disse: “Se guarda con attenzione sicuramente ne
avvisterà qualcuno.” “Grazie” disse Martin e aggiunse: “Torno a letto, sono
molto stanco” e se ne andò.
Allora pensò che poteva mettere in atto il suo
piano. Arrivato alla porta della camera 78 appoggiò la testa alla parete ed
entrò: un vecchio era disteso sul letto e dormiva profondamente. Martin aveva
con sé un machete nascosto nella giacca. Lo tirò fuori e con un colpo netto
staccò la testa all’uomo, poi tagliò una ciocca di capelli che infilò in un
sacchetto e lanciò la testa dalla finestra assieme al machete. Poi scappò in
fretta, tornò in stanza, si rimise il pigiama e si infilò nel letto. Tiffany stava
ancora dormendo e così anche lui si riaddormentò.
Quando si svegliò il sole era alto e qualcuno
bussava alla porta. Si alzò e andò ad aprire. Un giovane stava alla porta e gli
disse: “È stato compiuto un omicidio! Il capitano vuole tutti sul ponte.”
Martin disse: “OK! Vi raggiungo subito.” Martin si infilò il maglione e disse a
Tiffany di uscire. Lei si infilò la vestaglia e lo seguì, mano nella mano. Sul ponte
il capitano stava domandando a tutti qual era il loro alibi, mentre un giovane
annotava tutto.
Quando arrivò il loro turno, il capitano chiese a
Martin: “E lei con chi era?” Martin guardò la moglie con aria sperduta e lei
balbettò: “Beh… beh… lui… lui era con me!” Il capitano allora disse: “Perfetto”,
e proseguì. Martin baciò Tiffany e le disse: “Grazie. So che non mi hai visto…”
Lei lo abbracciò e tornarono in stanza.
Nei due giorni seguenti ci furono altri due
omicidi: una bambina (camera 79) e un ragazzo (camera 69), sempre uccisi allo
stesso modo; ed era sempre Tiffany a fornire un alibi a Martin. Tiffany iniziava
ad avere dei sospetti visto che al momento del delitto il marito non era mai
con lei. Ma era innamorata e si fidava.
Una sera le era caduto del succo a terra ed era
andata a cercare uno straccio e un secchiello nello sgabuzzino. Lì aveva notato
una valigia e non aveva potuto fare a meno di guardare al suo interno: c’erano
bustine con all’interno capelli contrassegnati da numeri, gli stessi delle
camere in cui erano avvenuti gli omicidi. Al suo interno erano presenti anche
un machete e un foglio con stampato il codice ASCII e dei numeri circolettati. Tre
di questi erano stati crocettati: ed erano proprio i numeri delle stanze degli
omicidi: ne mancavano ancora due.
Tiffany allora decise che doveva andare ad
aspettare il serial-killer nelle stanze mancanti. Prese un taglierino e si
avviò verso la prima stanza. Si nascose nel corridoio. Quello che vide la
sconvolse: Martin stava entrando nella stanza con un machete in mano! Non ci
pensò due volte: afferrò il taglierino e prima di rendersene conto glielo stava
puntando al collo: “Perché Martin, perché?” lui emise un ghigno e disse: “Sciocca!”
Lei fece uno sguardo interrogativo e chiese: “Che intendi?” Lui fece un sospiro
e disse: “Io non ho paura di morire.” Lei non capiva: il discorso non aveva né
capo né coda. “Dove vuoi andare a finire?” Lui si fece serio: “Tutti la devono
pagare, tutti!” Tiffany sembrava confusa e disorientata e lui continuò: “Sai,
uccidere dà un brivido fantastico! Prova a uccidermi e sarai emozionata e
soddisfatta.”
A quel punto la giovane gridò: “Aiuto! È pazzo!”
Subito arrivò un giovane e poi quasi tutte le persone della nave si radunarono
lì ma nessuno aveva il coraggio di intervenire: stavano tutti a guardare.
Martin capì che in ogni caso non aveva più scampo,
allora prese la rincorsa, sfondò la finestra e cadde nell’oceano.
Da allora nessuno ne seppe più niente.
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