Valigie fatte, eccitazione per il viaggio e voglia di sole!
Questi erano i miei pensieri prima della mia prima crociera in Europa. “Jenny! Scendi!
Siamo in ritardo per l’imbarco!” Così mia madre mi svegliò il grande giorno.
Corremmo più che potemmo e riuscimmo ad arrivare in tempo; la
nave era bellissima; enorme e imponente.
Appena salita andai a vedere la camera che mi avevano
assegnato: era bellissima, moderna e silenziosa.
Finito di riordinare la stanza mi precipitai in piscina, mi
guardai intorno e fu lì che lo vidi: alto, magro, capelli neri e occhi verdi;
quando mi notò si precipitò a salutarmi, mi chiese se desideravo qualcosa da
bere, ma io scossi la testa e lo ringraziai.
Si chiamava Robert, aveva la mia età (21 anni), aveva una
laurea in ingegneria elettronica ed era molto simpatico. Una sera mentre
guardavamo il tramonto, lui disse cosa provava per me e il giorno dopo avevamo
la folle voglia di sposarci sulla nave. Chiedemmo al capitano se poteva sposarci e lui rispose che si
poteva fare e allora ci preparammo per la cerimonia…….
Dopo la cerimonia rimanemmo da soli a parlare del futuro.
La sera ci fu una festa a cui tutti i passeggeri
parteciparono. Si aspettava l’ arrivo del capitano, quando a un certo punto,
una donna che era andata a chiamare il capitano, fece un urlo che fermò la
festa.
Trovò il capitano a terra con un buco in testa: era chiaro
che era stato commesso un omicidio! Ma il problema più grande era che ora
nessuno sapeva guidare la nave e quindi eravamo bloccati in mezzo all’Atlantico!
Andammo alla radio per cercare aiuto, ma era stata manomessa;
niente da fare, eravamo bloccati in mare aperto……
Nella nave tutti avevano paura, e nessuno aveva il coraggio
di prendere le redini della situazione, tutti tranne me, dissi a tutti di stare
calmi e di continuare la vacanza come non fosse successo niente; poi andai ad
indagare sulla scena del delitto. Notai che non era ancora vestito per la
festa, ma si stava preparando, vuol dire che il delitto era avvenuto attorno alle
7. Ho notato che sulla testa del capitano c’era della polvere da sparo quindi
voleva dire che il colpo era stato sparato da vicino. Al mio fianco c’era
Robert che sembrava molto scosso.
C’era solo un testimone: la donna che lo era andato a chiamare.
Si chiamava Charlotte Bon Jaces, una donna grassa, oca e isterica. Le chiesi
com’era la stanza quando era entrata: lei mi rispose che c’era la finestra
aperta, l’uomo a terra e basta. Avevo pochi indizi, non c’era abbastanza
materiale.
Di pomeriggio mi rilassai nella mia camera numero n° 116 e
intanto pensai al caso. Appena sveglia iniziai a camminare per i lunghi
corridoi quando vidi la porta della camera n° 82 socchiusa, guardai meglio e
vidi un uomo a terra, andai a vedere ed era morto. Aveva gli stessi indizi del
capitano: finestra aperta, polvere da sparo in testa e sul pavimento c’era una
A graffiata lasciata o dalla vittima o dall’assassino.
La sera, Robert mi portò nel locale più famoso della nave.
Non era di molte parole e sembrava scosso per il secondo delitto.
Quando andai a dormire pensai che forse ero stata troppo
affrettata a sposarmi; avrei dovuto conoscerlo un po’ di più e forse era meglio
annullare il matrimonio. Ma poi ho concluso che in fondo era stata la scelta
più giusta.
Il mattino seguente mi svegliai ancora un po’ assonnata,
aprii la finestra e vidi l’immenso mare, ma adesso era l’ora di darsi una
mossa: ero bloccata in mare aperto e i soccorsi sembravano non arrivare mai.
Io e Robert andammo a giocare al minigolf per intrattenerci
un po’. La sera, verso le 6 girovagai perché era a quell’ora che l’assassino
colpiva. A un certo punto la nave emise un suono molto acuto, come faceva ogni
sera: ho capito il trucco per coprire il colpo della pistola. Stavo per
avvertire gli altri ma… era troppo tardi!
Scorsi una stanza socchiusa, la 111, proprio vicino alla mia
stanza. Quel numero mi era familiare… Ma
certo! Era mia madre! Entrai subito e la vidi a terra.
L’abbracciai e urlai più forte che potevo: era lei che mi
aveva sempre difeso in tutto e ora chi mi proteggerà? Ora l’indagine non era solo
un modo per salvarci ma anche una faccenda personale.
Notai che sotto mia madre c’era un’altra lettera la … S:
perché prima la A e poi la S? mmm ….
La faccenda si faceva complicata; comunque da quel giorno mi
misi alla ricerca di quel dannato assassino e non aspettavo altro che le sette
di sera. Pensai che gli omicidi avevano un collegamento tipo 82=8-2=6
114=1+1+4=6; allora pensai bene e capii che forse la prossima era la stanza 132
allora chiedemmo al signore che viveva nella 132 se poteva fare da esca e lui
accettò e ci preparammo.
Alle 7 di sera il solito rumore si fece sentire, ma non venne
nessuno …
Poi si sentì un colpo di pistola. Allora corremmo dove lo
avevamo sentito: stanza numero 98. Un altro assassinio sempre alla stessa ora,
ma questa volta lo avevo un sospettato: il sig. Jorge Jekinson. Tutte le volte
che veniva ucciso qualcuno lui non c’era mai. Allora lo interrogai e gli feci
vedere quanto ero triste e infuriata per aver perso mia madre. Rispose che
anche lui stava facendo indagini, indagini che voleva percorrere da solo.
Andai a vedere di nuovo il corpo per scoprire altri indizi,
ma non c’era niente. A parte una lettera C che era stata graffiata sotto il suo
corpo: allora capii che il collegamento era una altro, forse legato a quelle
lettere.
Il giorno dopo io e Robert andammo in piscina per rilassarci
un po’, ma io non ero rilassata, ero terrorizzata: l’assassino non lasciava
tracce, era silenzioso e furtivo.
Per gli omicidi inventammo un coprifuoco dalle 18:30 alle 8.
Bisognava stare in camera e quella sera fu così. Ma io ero lontana dalla mia
stanza e quando scoccarono le 18:30 voleva dire che nessuno mi avrebbe più
aperto. Quando vidi che la stanza 114 non era chiusa a chiave, la aprii e vidi
il morto, sempre con le stesse modalità degli altri.
Ma questa volta trovai una lettera: “Cara Jennifer, sono
sicuro che tu stai leggendo questa lettera e volevo renderti partecipe di chi
sia l’uomo che hai “sposato”, ovvero l’assassino della nave! … Ho indagato in
tutte le camere e ho scoperto in quella di Robert il diario in cui parla del
suo passato. È stato il peggior incubo possibile: la madre e il padre lo
picchiavano e il fratello lo ha venduto come schiavo. Riuscito a scappare,
uccise uno studente della facoltà di ingegneria elettronica che assomigliava a
suo fratello. Però non era soddisfatto: decise di fare una strage e preparò un
piano. Hai presente le scritte sul pavimento delle cabine, sotto i cadaveri? A
– S – C – I. Aggiungi I e avrai ASCII, il codice del computer dove le lettere
hanno un simbolo numerico. Robert ha
voluto darti una mano. Hai presente le stanze 82 – 111 – 98 – 101 più la mia
114. Hanno un significato in ASCII: 82 = R 111 = o 98 = b 101 = e 114 = r e la
lettera che manca è la t. Che guarda caso corrisponde al … 116! Il tuo caro
amico Jorge Jekinson.”
Ho iniziato a correre più che potevo alla mia stanza. Mi
barricai e pregai di raggiungere il domani … A un certo punto dall’armadio
provennero dei rumori. Lo aprii con cautela ma non c’era niente. Mi girai e
Robert mi apparve davanti con un coltello in mano, io gli buttai in testa un
vaso che era lì vicino e corsi verso la terrazza. Lui mi inseguì. Ero in
trappola: dietro di me c’era solo il mare, lui mi corse incontro, ma c’era
dell’acqua sul ponte, scivolò e cadde in mare… Era finita, eravamo salvi.
Il giorno dopo arrivarono i soccorsi e ci riportarono a casa.
Ma io non mi dimenticai mai di quest’avventura in cui persi madre e "marito".
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