lunedì 23 novembre 2015

The Black Forest (racconto a puntate di Alessandra Battello). Seconda puntata

CAPITOLO 2
LE CONSEGUENZE

La notte io e i miei amici sceglievamo chi faceva da guardia fino a mezzanotte e poi si dava il cambio. Toccò a me ma io ero terrorizzata.
Chissà cosa mi aspettava là fuori …


I miei pensieri vennero interrotti da un rumore improvviso.
Rimasi paralizzata, il mio volto diventò bianco come la neve, poi tutto buio.
Quando mi risvegliai era tarda mattina e Marta era vicino a me spaventata dal fatto che dopo il botto io ero svenuta e mi era salita la febbre.
Dissi –“ Sto bene Marta, non devi preoccuparti …”
Mi alzai e sentii un forte dolore sul collo, era un graffio, lo stesso graffio sul collo di mio padre il giorno della sua morte dieci anni prima. Non capivo cosa mi avesse fatto quel segno ma soprattutto mi chiedevo: “Perché a me ?”.
Dopo quel fatto decidemmo di non far fare a nessuno la guardia notturna e di unire le tende tutte assieme in modo da restare più uniti. Qualche notte dopo Ilaria Raccoforte, la diva della classe, diceva di sentire rumori sospetti provenire da fuori. Allora tutti assieme andammo a dare un’occhiata ma … dopo qualche istante sentimmo l’urlo di Ilaria provenire da dietro. Ci fu un altro omicidio. Spaventati ci abbracciammo e entrammo in tenda. La mattina dopo prendemmo delle pale e iniziammo a scavare una buca per sotterrare la nostra amica. Terminato il lavoro ci inoltrammo nella foresta per cercare da mangiare e della legna per il fuoco ma …


Cosa pensiamo della pace (Andreea Sarmasan)

Ciao, io sono Andreea e per questo concorso ho voluto far finta di essere una giornalista, ma non una giornalista che va in giro a scoprire nuovi gossip, ma una che vuole sapere le opinioni degli altri riguardo la pace e la guerra. Ho chiesto ad amici e familiari, ho ottenuto risposte che mi hanno colpita per la loro  vasta immaginazione. Noi siamo la futura generazione e saremo noi a cambiare il mondo per questo motivo mi sono interessata alla pace.
Una risposta molto strana l’ho ottenuta da una  mia cara vecchia amica; io le ho chiesto:”Cosa ne pensi della pace?”e lei con certezza e convinzione mi ha detto:”Allora, per me la pace è: essere tutti uguali, essere in armonia e non fare distinzioni fra la gente cioè fra ricchi e poveri, magri e robusti, di colore o bianchi. Per me è questa la vera pace!” Poi le ho ancora chiesto una cosa:”Cosa faresti per fermare la guerra?”e lei mi rispose:”Darei rifugio ai profughi e li nasconderei in un luogo introvabile così i soldati si arrenderanno e le guerre finiranno se non ci sono persone da ammazzare.” Mi è piaciuta molto come risposta. La mia migliore amica è stata un po’ più sbrigativa,ma alla fine le risposte che mi aveva dato erano semplici, ma l’importante è che venivano dal cuore. Alla prima domanda mi ha risposto che la pace è amore e gioia senza differenze sociali e alla seconda ha detto che ucciderebbe tutte le persone che fanno la guerra in modo che scontassero le pene che hanno fatto soffrire agli altri poveretti costretti a nascondersi e a rischiare la morte anche se erano innocenti.
Queste sono le due risposte che mi sono piaciute di più, ma anche io ho il diritto di dire la mia opinione infatti io alla prima domanda rispondo così:”La pace è qualcosa che senti dentro, che fa parte dell’uguaglianza, dell’amore, della gioia e io con le persone che prendono in giro altra gente per la carnagione mi arrabbio tantissimo perché non si devono permettere visto che loro sono come noi”; invece alla seconda rispondo così:”Brucerei ogni arma e ogni soldato mandandoli all’INFERNO, darei un rifugio ai profughi e costringerei i soldati e quelli che fanno razzie a fare gli schiavi per i profughi.” Questa è la mia opinione e quelle delle mie amiche e se fosse per noi uniremmo le tre idee insieme e sconfiggeremmo il male.
Andreea Sarmasan Daniela.




domenica 22 novembre 2015

Condividere la pace (Alessia Raso)

Ci sono due modi pratici per condividere la pace che però hanno entrambi un solo fine, la felicità.
Uno di questi è andare in paesi poveri dove ci sono la guerra, le carestie e tanti morti, ma mi rendo conto che non è una cosa facile vivere lontano da casa, in luoghi difficili, sapendo che magari non tornerai a casa e che se ci tornerai potresti non essere più lo stesso. Direi quindi che le persone che fanno questi importanti gesti sono uomini e donne coraggiosi con tanta forza di volontà e tanta voglia di aiutare sapendo che mettono a rischio la loro incolumità e che mettono la vita agiata da una parte per pensare a chi non è poi così fortunato.
C’è invece chi vive nel suo paese tranquillo, ma questo non significa che non si possa condividere la pace, anzi anche qui ci sono persone che soffrono, che vanno aiutate e a cui va regalata un po’ di pace anche solo con un sorriso, un abbraccio, una carezza o un saluto. Perché la vita di ognuno di noi può essere risollevata da pochi gesti importanti con grande significato. Qui in Italia ci sono volontari che pur avendo una famiglia e magari anche un lavoro decidono di dare un aiuto al prossimo senza chiedere niente in cambio e che quindi sono coraggiosi.
La pace è fatta di piccoli e grandi gesti puri, anche solo dando una amicizia che non chiede niente in cambio; solo la felicità degli altri, perché la felicità dà felicità, l’amore dà amore e se io condivido la pace con te, sì proprio con te, sono sicura che verrò ricambiata con tanta, tanta, tanta altra pace che potrò dare a tanti altri con un sorriso e che tu dai a me con il tuo sorriso, il tuo bellissimo sorriso.

Quindi tutti noi condividiamo la pace chiedendo solo altra pace e magari un sorriso.