giovedì 31 dicembre 2015

UNA DOMENICA MATTINA ALL'IPERCOOP (racconto comico di Elena Brignoli)

E’ domenica. Fuori c’è la nebbia fittissima e fa freddo... l’ideale per stare a poltrire fino a tardi nel letto e trascorre una tranquilla giornata a casa. E invece... ecco arrivare la moglie, la signora Pina, che ordina al marito, il signor Giacomo, di sbrigarsi che devono andare all’ Ipercoop di Pinerolo. Giacomo prova a farla ragionare dicendole che c’è la nebbia e per di più, mancando pochi giorni a Natale, al supermercato ci sarà tanta gente.
Pina non vuole sentire scuse e dice al marito di muoversi.
Giacomo, arrabbiatissimo, si alza ,beve il caffè e si veste. Dal nervoso e dalla fretta non trova la cintura dei pantaloni, ogni tanto se li tira su, perchè gli sono un po’ larghi.
Dopo quaranta minuti di viaggio nella nebbia più totale, ecco che arrivano all’Ipercoop e, ovviamente, l’unico parcheggio libero è lontanissimo.
Entrati finalmente nel supermercato.... c’è il mondo intero.
Tra le urla della gente, i pianti dei bambini, l’abbaiare dei cani e i vari spintoni Giacomo e Pina si infilano nelle corsie per fare la spesa.
Quando Pina decide di aver preso tutto, si avviano alle casse: coda chilometrica.
Finalmente imbustano la spesa. Le borse ecologiche non sono molto resistenti, ma Giacomo, pur di uscire in fretta, mette sei bottiglie di vino in una borsa.
Ecco che salgono sulla scala mobile per uscire..... improvvisamente i pantaloni di Giacomo gli scendono alle ginocchia. Giacomo perde l’equilibrio e fa oscillare le borse. La borsa con le bottiglie di vino non  regge il peso e si rompe, facendo cadere tutte le bottiglie che si frantumano colorando le scale color vino.
Giacomo, con i pantaloni calati, cade. Un pezzo del suo cappotto si incastra tra i grandini e lui non riesce ad rialzarsi.


Intanto la scala mobile continuava a salire e in cima  l’aspetta la moglie Pina che, furibonda e con le mani sui fianchi, gli urla: “Ma cosa combini....Alzati!!!!!!!”
Buona domenica mattina Giacomo!!

     

martedì 29 dicembre 2015

LE SVENTURE DI ALDO (racconto comico di Martina Bessone)

Un giorno Aldo andò a fare delle compere al supermercato per sua mamma. Entrò nel supermercato e iniziò a prendere della frutta ma si accorse che non aveva preso il carrello e non poteva uscire con la frutta in mano, perché aveva visto un commesso all’ingresso e quindi andò a fare la coda e dopo un bel po’ di tempo arrivò il suo turno ma si accorse che non aveva preso i soldi e quindi si mise a cercare il telefono per chiamare sua mamma per chiederle se gli poteva portare i soldi ma non trovò neanche il telefono, chiese alla commessa se poteva usare il telefono del negozio ma non si poteva usare e quindi lasciò alla commessa la frutta a andò a casa a prendere i soldi e il telefono. 
Arrivato a casa sua suonò il campanello ma nessuno gli aprì perché sua mamma non sentì il campanello. Allora cercò di scavalcare il cancello, mentre cercava di scavalcare il cancello passò di lì una anziana signora che chiamò i carabinieri perché pensò che fosse un ladro perché era vestito di nero. Quando arrivò la polizia lui era ancora lì che cercava di scavalcare il cancelletto ma lo presero e lo portarono in caserma per interrogarlo allora lui gli raccontò tutta la storia e lo lasciarono andare ma prima di farlo andare via gli dissero di non farsi più beccare da loro altrimenti potrebbe anche finire in prigione. 


Allora tornò a casa e sua mamma gli aprì. Sua mamma lo chiamò e lui si accorse che era solo un sogno e sperò che non gli accadesse mai. Sua mamma gli preparò la colazione e poi gli chiese se quando aveva finito andava a fargli delle commissioni ma Aldo le raccontò il suo sogno soltanto che sua mamma era molto ammalata e non poteva uscire e quindi gli chiese di andare e fare molta attenzione. 
Ma anche se fece quanta più attenzione potesse fare gli successero le stesse precise identiche cose del suo sogno.
         FINE
Martina Bessone                                                                       

domenica 27 dicembre 2015

Al centro commerciale (racconto umoristico di Marika Bertello e Rachele Migliaccio)



Sfiga pura (racconto umoristico di Alessandra Battello)

Quel giorno, quel maledettissimo giorno, se io non mi fossi dimenticata del compleanno di mia mamma…
Era giovedì pomeriggio, io sono arrivata a casa dopo una giornata parecchio pesante, presi il telefono e iniziai a scorrere i messaggi dei gruppi di whatsapp e ad un certo punto mi arriva un messagio della mia migliore amica che scrive: ”Fa gli auguri a tua mamma da parte mia, grazie <3 ti voglio bene.” E io le rispondo: ”Ah già è vero oggi è il compleanno di mia mamma, me ne ero scordata!!! Ti ringrazio glieli farò, anche io ti voglio bene<3!”.
A questo punto ho chiesto a mio nonno di correre al centro commerciale ma lui mi ha detto che doveva prima finire un lavoro di non so che.
Allora aspettai e aspettai. Ma lui non arrivava allora sono andata a chiamarlo e mi disse: ”Sì partiamo subito.”
Eravamo a metà strada quando la macchina si fermò, guardammo il segnalatore di benzina, ERA FINITA ! Allora spingemmo la macchina fino al primo distributore.
Dopo aver fatto rifornimento siamo ripartiti verso il centro commerciale: finalmente arrivammo senza alcun danno né a noi né alla macchina.

Siamo entrati in profumeria e abbiamo cercato il profumo preferito di mia mamma che aveva finito due anni fa e che non riusciva più a trovare. Quella era la profumeria più rifornita che conoscevamo. In ogni caso, abbiamo chiesto lo Hypnotic Poison e… ce l’avevano, finalmente l’avevamo trovato.

Abbiamo pagato e siamo usciti dal negozio. Abbiamo preso l’ascensore e il nostro resto è caduto nei binari che fanno scorrere la porta dell’ascensore, e come se non bastasse la borsa iniziò a perdere dell’acqua rossastra: era il profumo, aprimmo la scatola che lo conteneva e la boccetta era andata in frantumi.
Eravamo disperati !!!
Tornammo in profumeria ad acquistarne un altro con il buono sconto del precendente acquisto, lo pagammo 21€ al posto di 50.
Lo facemmo avvolgere nel polistirolo e tornammo in ascensore ormai al profumo di rose. Come se non bastasse mio nonno si è ricordato che doveva andare alla discoteca “Big” ed era in ritardo, poi doveva comperarsi un paio di scarpe. Quindi siamo andati al Big, la macchina era piena allora siamo andati a casa a posare la marea di cose che gli avevano dato da riparare. Successivamente siamo andati da Scarpe&Scarpe per prendere le scarpe: le ha trovate ma eravamo di fretta per cui non le ha provate, le ha pagate e se ne è andato. Arrivati a casa abbiamo aperto la scatola e abbiamo scoperto che le scarpe erano da donna. Siamo tornati di corsa al centro commerciale e abbiamo chiesto di cambiarle ma non avevamo lo scontrino così ha dovuto comprarne un altro paio ma stavolta gli erano una grande e l’altra piccola, allora siamo tornati indietro e stavolta avevamo lo scontrino. Siamo arrivati troppo tardi e non abbiamo fatto cena a forza di correre a destra e a manca.
UNA GIORNATA TERRIBILE MA ALMENO LA BOCCETTA E’ RIMASTA INTATTA… ;D…

sabato 26 dicembre 2015

LA SFORTUNA di GIOVANNI (racconto comico di Cinzia Amparore)

Giovanni deve andare al centro commerciale per comprare un regalo alla sua fidanzata, con  la quale andrà al ballo della scuola.
Giovanni non ha le idee molto chiare su cosa regalarle allora decide di chiedere aiuto a sua madre: "Mamma ma secondo te cosa piace alle ragazze?"
Lei risponde: "La cosa che di sicuro le piacerà sono i capelli appiattiti in testa."
Ma il figlio controbatte dicendo: "Non avrei mai dovuto rivolgermi a te, dovrei già saperlo che sei troppo antiquata." La madre offesa non disse più niente e andò via. Giovanni decide di andare al centro commerciale e chiedere poi  a qualche commessa.
Mentre sta andando, camminando, inciampa e cade in una pozzanghera di faccia così dovette andare da una sua amica a lavarsi. Poi uscendo, salutando e ringraziando pesta la coda di un cane che infuriato lo rincorre per circa un chilometro.


Quando seminò il cane guardò l'ora ed erano già le cinque e quindi aveva soltanto più quattro ore davanti per comprarle il regalo, tornare a casa fare una doccia e arrivare al ballo in tempo.
Si mise subito a correre e per l'ultimo pezzo di strada  non ebbe più "incidenti", ma lui non sapeva cosa gli sarebbe toccato una volta arrivato.
Arrivato andò subito all'entrata, ma sprecò due - tre minuti perché non riusciva ad entrare: il motivo è molto semplice, non capiva che le porte si aprivano quando si avvicinava e che quindi non avevano una maniglia e, pensate un po', quando si aprivano lui si spaventava.
Una volta entrato chiese a una commessa: "Dove si trovano cose carine per le ragazze, mi raccomando mi mandi dove le cose non costano tanto perché non si spendono tanti soldi per una ragazza!?"
La commessa perplessa rispose: "Vorrei dirti due cose: la prima è che per una ragazza non si bada a spese e la seconda è che si trovano al secondo piano queste cose. "
Giovanni per andare al secondo piano dovette prendere le scale mobili. Arrivato alla fine delle scale inciampò perché non allungò il piede alla fine delle scale. Inciampando batté il naso che diventò tutto gonfio e rosso.
Giovanni non ebbe una buona idea ma decise di andare dall'estetista per farsi mettere qualcosa sopra per nascondere il gonfiore e il rosso.
Andò dall'estetista e chiese: "Buongiorno, per caso potrebbe fare qualcosa per il mio naso?"
La ragazza rispose: "Mi dispiace ma non posso perché ho tanti appuntamenti oggi e non ho neanche un minuto da perdere, si metta un po' di ghiaccio. Arrivederci!"
"Arrivederci e grazie" disse Giovanni.
Entrò in un negozio in cui vendevano dei gioielli e ovviamente combinò un pasticcio. Vide un bracciale che gli piaceva e lo prese: facendo così fece scattare l'allarme. Arrivarono gli uomini della  sicurezza che lo trattennero per quasi mezz'ora. Così arrivarono ben presto le sette e mezza e quindi dovette tornare subito a casa perché non aveva tempo da perdere.
Tornò a casa senza fare incidenti e anche senza aver comprato niente per la sua fidanzata. Arrivato a casa andò a fare la doccia, però, mentre entrava in bagno scivolò, rompendosi il braccio. A questo punto doveva subito andare all'ospedale per farselo ingessare.


Dopo essere tornato dall'ospedale guardò l'ora ed erano ben le otto e venti e non aveva più tempo per far niente a parte cambiarsi perché il viaggio durava mezz'ora. Si cambiò in fretta e partì.
Arrivato andò a cercare la sua fidanzata  che però vedendolo così scappò via e non gli parlò più. Lui era molto dispiaciuto e tornò a casa pensando che si era fatto tutto quel male per una ragazza che poi vedendolo era scappata via, poi pensò: "Sono proprio stupido, per una ragazza mi sono fatto male, ho fatto tante brutte figure e sono stato umiliato davanti a tutti al ballo."

Cinzia Amparore