mercoledì 24 febbraio 2016

Diego (racconto giallo di Elena Brignoli)

Quando avevo 30 anni ero incinta…ma non volevo il bambino, non lo volevo perché ero sola.
I miei genitori non c’erano più, i miei fratelli erano spariti nel nulla ed io non avevo un ragazzo…se ne era andato alla notizia di diventare padre.
Avevo chiamato un taxi per andare di corsa all’ospedale, perché stavo per partorire.
Arrivata mi portarono immediatamente in sala operatoria. Dopo un’ora il bambino era nato. Decisi di chiamarlo Diego.
Il suo viso, i suoi occhi, tutto di lui mi ricordava il suo papà. Non volevo, non potevo tenerlo.
Quando tornai a casa lasciai Diego all’ospedale.


Dopo un mese venni a sapere che era stato adottato.
Anna e Marco, i suoi genitori adottivi, erano felicemente sposati; entrambi avvocati avevano uno studio legale.
Gli anni passavano e Diego cresceva tranquillamente. Andava bene a scuola, amava la scherma, aveva molti amici ed era sempre allegro e gentile.
Anna e Marco non gli avevano mai nascosto la realtà, che era stato adottato e che la sua vera mamma non aveva potuto tenerlo con sé.
All’età di 12 anni Diego decise di incontrare la sua madre naturale. Anna e Marco appoggiarono la sua decisione e fecero delle ricerche per rintracciarmi.
Io abitavo in una città a soli 40 KM da loro.
Venni contattata telefonicamente e messa a conoscenza delle decisioni di Diego.
Fui felicissima, non vedevo l’ora di abbracciare mio figlio.
L’incontro avvenne dopo pochi giorni a casa di Diego.
Quando ci incontrammo fu un’emozione grandissima. Non smettevo di piangere e di baciarlo.
Gli raccontai tutta la mia vita, che lavoravo in un negozio di abbigliamento e che dopo suo papà non avevo più avuto nessuna storia, ero sola.
Da quel giorno entrai a far parte della vita di Diego.
Passarono 5 anni ricevetti una telefonata da Anna.
Mi disse che Diego si comportava in modo strano, era scontroso, irritato e passava gran parte della giornata fuori casa.
Nessuno poteva immaginare che Diego aveva scoperto che Anna aveva un amante.
Li aveva visti con i suoi occhi baciarsi in un locale e nei giorni a seguire, tenendo d’occhio Anna,  ne aveva avuto la certezza.
Anna e Marco avevano provato più volte a parlargli ma Diego gli diceva di lasciarlo stare, che non aveva nulla.
Diego che non poteva far continuare questa assurda situazione e decise di affrontare Davide, l’amante di Anna.
Aveva scoperto dove lavorava e lo aspettò all’uscita.
Quando se lo trovò davanti disse che gli faceva schifo, di lasciare stare sua madre e la sua famiglia e di non farsi più vedere.
L’uomo rimase in silenzio tutto il tempo, salì in macchina e se ne andò.
Erano le sei di sera quando una telefonata della polizia avvisò che Diego era morto, trafitto nello spogliatoio della scuola di scherma.


La mia vita, quella di Marco e Anna fu distrutta per sempre.
Chi aveva potuto uccidere Diego e perché?
Forse una rapina, una lite tra ragazzi finita male.
Iniziarono le indagini, ma niente e nessuno dava una spiegazione a quello che era successo.
Anna iniziò a dubitare che Diego poteva saper qualcosa, magari sapeva del suo amante, magari…
Anna si confidò con me, mi raccontò tutto.
Mi disse anche che, da quando Diego era morto, Davide era cambiato, era diverso dal solito e quando gli parlava di Diego si irritava.
Perché? Cosa era successo?
Io e Anna decidemmo di scoprire la verità.
Passavano  le giornate a cercare tra le cose di Diego, a parlare con i suoi amici per scoprire qualche cosa.
Anna faceva molta attenzione al comportamento di Davide.
Un giorno io e Anna andammo nella palestra di scherma, la nostra ultima speranza. Rovistammo nell’armadietto di Diego…niente.
Stavamo per uscire quando io vidi dei graffi sull’antina…mi chinai e vidi che non erano dei semplici graffi…DVE…erano delle lettere…DAVIDE.
Prima di morire Diego era riuscito a scrivere il nome dell’assassino.





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