domenica 25 giugno 2017

Mi chiamo Franky (di Alessia Raso)


Mi chiamo Franky, ho 16 anni e vivo in Alabama, amo giocare a football e vado bene a scuola.
Mio padre è afroamericano e mia madre è statunitense anche se la sua famiglia ha origini tedesche. Io sono figlio di un uomo nero e di una donna bianca e sono quindi classificato come “meticcio”.
Vivere in uno stato del sud dove il razzismo è fortemente presente non è facile e mio padre ed io l’abbiamo provato sulla nostra pelle.
All’inizio non è neanche stato facile capire perché una persona che vive una vita rispettosa senza commettere crimini e che ha un lavoro onesto deve essere discriminata.
Eppure l’ho visto con i miei occhi e l’ho sentito sulla mia pelle nera l’odio e il ribrezzo per quello che sono, nero. Ho visto la gente guardare male i miei genitori perché non hanno la stessa carnagione, li ho visti litigare perché i miei nonni non accettavano che la loro perfetta figlia bianca fosse sposata con un nero.
Posso affermare che il razzismo non è scomparso e che non è cosa da poco, perché è tutta la vita che mi chiamano “negro”, che mi prendono a pugni e che mi deridono.
La mia città la odio, non per la città in sé ma perché non hanno mai accettato fino in fondo i neri e in particolare la mia famiglia così diversa dalle altre. Per un lungo periodo mi sono odiato io stesso per quello che sono, mi rimbombava nella testa quella parola: “nero, nero, nero, nero, nero”.
Ma poi ci ho pensato su, io sono nero come l’infinito, come la liquirizia, come un cielo senza stelle, sono nero come i capelli di Biancaneve, sono nero come il negativo di una foto, nero come la notte e non mi dispiace, non mi dispiace affatto.
Sono diverso sì, ma sono anche uguale e identico a tutti gli altri.
Qualche giorno fa sul mio armadietto ci ho trovato scritto “NEGRO” ma non l’ho cancellato, anzi ci ho scritto sotto: “È QUELLO CHE SONO”.
Sono nero ed al mondo ci sono moltissimi altri neri che hanno una vita del tutto normale ed è così che dovrebbe essere.
Ho sentito parlare dei linciaggi, del KKK e mi sono venuti i brividi, mi è mancata l’aria: negli stati del sud durante gli anni ’60 i linciaggi non erano ancora finiti e so che sono stati linciati neri anche qui nella nostra città dove il razzismo era ed è fortemente presente.
Il razzismo è un’ombra che mi segue giorno dopo giorno e spero che un giorno tutto questo avrà fine. Non per me, io sono forte e lo so che il razzismo, anzi il concetto di razza è solo un’invenzione; ma per il mondo, perché farebbe bene a tutti sapere che di razza ce n’è solo una ed è quella umana.
Non do la colpa alle persone di non saperlo o di non capirlo, perché il razzismo è sempre stato una caratteristica della razza umana; infatti già le antiche tribù consideravano gli altri popoli inferiori al loro.
Posso solo dire che sono Franky, ho 16 anni, gioco a football, sono nero e non vorrei essere in nessun altro modo.